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LENIN

Vladimir Il’ic Ul’janov (Lenin era uno pseudonimo) nacque nel 1870 in una famiglia piccolo-borghese di tendenze progressiste. Suo fratello Alessandro fu giustiziato per aver partecipato a un attentato terroristico contro lo zar: Lenin ne raccolse l’eredità dedicandosi all’attività rivoluzionaria quando ancora era studente (frequentava la facoltà di Legge).

Tuttavia egli era persuaso che populismo e terrorismo fossero fasi superate, e che fosse giunto il momento di mettere in pratica le teorie di Mar, di cui era profondo studioso: infatti partecipò alla fondazione del Partito operaio socialdemocratico russo (1898). Ben presto però le sue posizioni si discostarono da quelle della socialdemocrazia perché egli riteneva che la classe operaia fosse in grado soltanto di lottare per essere meno sfruttata, mentre al Partito spettava il compito di educare le masse e guidarle alla presa del potere. Per questo il Partito doveva essere dotato di una forte organizzazione fatta di “rivoluzionari di professione”, e di una rigida disciplina.

Arrestato più volte, Lenin trascorse gli anni tra il 1895 e il 1914 tra il carcere, la deportazione in Siberia e il confino.
Allo scoppio della guerra per evitare un nuovo arresto fuggì in Svizzera: qui il suo stile di vita austero costituì un esempio per gli emigrati e divenne poi un modello.
La sua capacità di comunicare agli altri le proprie convinzioni era eccezionale, e se ne ebbe una prova nel 1917 quando, scoppiata la rivoluzione a Pietrogrado, il governo tedesco lo fece rientrare in patria. Infatti era noto che Lenin voleva la pace immediata e i Tedeschi speravano che la sua presenza avrebbe spronato i Russi a chiedere l’armistizio, liberando gli Imperi centrali da un pericoloso nemico.

Il viaggio in treno da Zurigo a Pietrogrado attraverso l’Europa in guerra fu drammaticamente avventuroso: chiuso con la moglie e pochi compagni in un vagone piombato, Lenin era scortato da decine di soldati tedeschi, che egli riuscì a convincere, una volta arrivati in Russia, a partecipare alla Rivoluzione.
Il Partito bolscevico sosteneva la necessità di trasformare la guerra imperialista in rivoluzione proletaria: per affermare la dittatura del proletariato Lenin spese ogni energia. Lucido e determinato, seppe affrontare anche con durezza ostacoli e responsabilità di ogni genere, sino alla vittoria completa della sua linea politica.
Colpito da un primo ictus cerebrale nel 1922, morì nel 1924.