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GUGLIELMO GIANNINI E L’UOMO QUALUNQUE

Il movimento dell’Uomo qualunque si formò sull’onda del successo dell’omonimo settimanale satirico creato nel dicembre 1944 dal commediografo e regista Guglielmo Giannini, nato a Pozzuoli (NA) il 14 ottobre 1891.

Il programma era sinteticamente espresso in affermazioni del tipo “abbasso tutti!”, oppure “l’uomo qualunque è stufo di tutti, il suo solo ardente desiderio è che nessuno gli rompa più le scatole”. Nella visione qualunquista, per gestire la cosa pubblica non erano necessari i “politici”, ma soltanto amministratori, dei “ragionieri”. Con toni graffianti e irriverenti, che spesso scivolavano nella volgarità, “L’uomo qualunque” indirizzò i suoi strali in particolare contro la politica di epurazione, gli ideali resistenziali e gli uomini dei CLN.

Costituitosi in partito del congresso nazionale di Roma (16-19 febbraio 1946), il Fronte dell’uomo qualunque ottenne consistenti successi nelle elezioni per la Costituente e nelle amministrative dello stesso anno. Nel corso del 1947 ebbe inizio la sua parabola discendente. Dopo alcuni tentativi di stabilire alleanze con i liberali e i cattolici, Giannini avviò a sorpresa un dialogo con Togliatti, ipotizzando un’alleanza con il PCI. Tale decisione fu accolta malissimo nella file del movimento, nel quale si levarono le voci dissenzienti di filofascisti e monarchici. Molti di questi confluirono nel Movimento sociale italiano e nel Partito monarchico. Nelle elezioni del 1948 l’Uomo qualunque  si presentò insieme con i liberali sotto l’insegna del Blocco nazionale e riuscì a fare eleggere soltanto cinque rappresentanti, tra i quali non c’era il suo fondatore. Giannini si candidò ancora come indipendente nelle liste della DC nel 1953 e nel 1958 per i monarchici, senza mai riuscire a essere eletto.

Morì a Roma il 13 ottobre 1960. Con la sua scomparsa anche il settimanale da lui fondato cessò le pubblicazioni.