QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

ANACREONTE

Poeta greco, nato a Teo, sulla costa ionica dell’Asia Minore, intorno al 570 a.C. Quando Teo fu conquistata dai persiani, Anacreonte fu costretto ad emigrare ad Abdera, sulla costa trace. Agli anni di quel soggiorno difficile per le frequenti azioni di guerra contro i traci, appartengono alcuni frammenti poetici, nei quali l’esplicito riferimento alla Tracia è suggerito da motivi allusivi e polemici. Ma non meno vivo doveva essere il ricordo della sua patria, spesso rievocata nel canto.
L’ascesa di Policrate al potere nell’isola di Samo (537 o 535 a.C.) determinò una svolta decisiva nel suo iter poetico. Invitato alla corte del tiranno, Anacreonte vi rimase sino al 522, quando l’astuzia del satrapo persiano Orete pose fine a un periodo fortunato e felice della storia di Samo.
La tradizione colloca qui l’acme del poeta, non a torto, se consideriamo gli impulsi che le vicende politiche dell’isola e le iniziative culturali promosse dal tiranno dovettero imprimere alla sua arte e l’influenza che egli esercitò sulle forme della cultura samia. Una conferma della posizione di rilievo e della familiarità di cui Anacreonte godette presso il tiranno, sino al punto da intervenire direttamente negli affari politici del governo, è offerta dalla testimonianza di Erodoto sulla sua presenza durante un colloquio di Policrate con l’inviato di Orete. La morte di Policrate portò il poeta ad Atene alla corte di Ipparco. Illustrativo della sua attività ateniese è l’entusiastico elogio che, alcuni decenni dopo, Crizia il giovane, nipote del Crizia amico di Anacreonte e dedicatario di alcuni dei suoi carmi, scrisse quando, dopo le guerre persiane, soltanto un lontano ricordo sopravviveva di quella raffinata spiritualità che aveva animato i simposi dell’Atene di Ipparco. Con la morte di Ipparco (514 a.C.) perdiamo le sue tracce; forse Anacreonte si recò in Tessaglia presso gli Alevadi, come lasciano supporre due epigrammi attribuitigli nell’Antologia Palatina. Visse sino all’età di 85 anni; quasi certamente morì a Teo, dove era la sua tomba e dove una statua ne celebrava la memoria. Non minori il favore e la popolarità nell’Atene del sec. V, come documentano la statuaria e la ceramica attica raffigurante il poeta e i suoi amici in festose scene di banchetti.

La poesia
Ampio e vario il panorama tematico delle sue Odi, ma privilegiato il tema dell’amore: un amore raffinato, che trasforma la polarità del contrasto in una dimensione emotiva sapiente e sfumata; un amore immaginoso, bizzarro, come mostrano le simboliche raffigurazioni di Eros (pugile, fabbro, alato), riflettenti gli esiti di reali esperienze nei simposi e nei banchetti. Quale sia il senso del simposio anacreontico s’intende da alcuni versi programmatici: non gozzoviglia, non ebbrezza sfrenata, ma radunanza lieta di amici capaci di esprimere le gioie più intense senza oltrepassare i limiti di una civile urbanità. Un atteggiamento conviviale aperto a una più viva socialità nella quale, come nell’amore efebico e nell’arte, l’idealità aristocratica si contempera con le esigenze della nuova società borghese del tempo di Pisistrato e dei suoi eredi. Per intendere nella giusta prospettiva culturale quest’arte del tardo arcaismo è necessario considerare l’influenza che esercitò su essa un elemento nuovo, l’elemento dionisiaco, entrato nel mondo religioso e artistico del poeta accanto ad Eros e Afrodite. Questa sana mescolanza di gioia dionisiaca e di limpida saggezza è esplicita nei polemici versi di un’elegia: “non mi è caro chi bevendo da un cratere colmo narra le risse e le guerre lagrimevoli, ma solo chi associando i bei doni di Afrodite e delle Muse canta l’amabile gioia”. Figure femminili e tipi umani di diversa indole sono caratterizzati sullo sfondo del loro ambiente. A volte una beffarda icasticità emerge nel linguaggio e nelle metafore che ora si adeguano al tipo umano, ora rilevano per contrasto, attraverso epiteti ed espressioni dell’epica, la comicità delle situazioni e delle persone. La poesia di Anacreonte offre sotto il profilo delle strutture linguistiche gli aspetti propri di un fenomeno culturale altamente ritualizzato tipico di una cultura orale, ma ha una sua cifra specifica nella paratattica struttura trimembre del periodo, nella simmetrica disposizione degli aggettivi, nelle ricorrenti apostrofi e nelle frequenti anafore uditive e visive, nella frequenza di verbi espressivi e di parole del linguaggio conversativo e, infine, nella multiforme simbologia amorosa che tende a creare l’atmosfera momentanea di una situazione piuttosto che ad esprimere l’intensità di uno stato emotivo. Se escludiamo i papiri di Ossirinco che ci hanno restituito 14 frammenti, l’opera di Anacreonte ci è stata conservata in stato frammentario dalla tradizione medievale attraverso citazioni di scrittori e di grammatici della tarda grecità. La prime edizioni antiche furono quelle alessandrine di Aristofane di Bisanzio e di Aristarco.