QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

ORAZI E CURIAZI

Roma era in guerra con Alba. I due eserciti erano schierati e il re Tullo Ostilio stava per far squillare le trombe per l’attacco, quando Mezzio Fufezio, dittatore degli albani, chiese di parlamentare. “Le nostre città si contendono il predominio del Lazio. Ma se ci battiamo ci indeboliremo e gli etruschi ci salteranno addosso"”. “Hai ragione, Fufezio. Io propongo che si affrontino in duello i tre gemelli albani, i Curiazi: chi prevarrà, darà alla sua città il diritto di dominare l’altra”.

E l’accordo fu solennemente giurato. Iniziò il duello. In un attimo gli Orazi ferirono tutti gli avversari ma, subito dopo, due caddero esanimi. Il terzo Orazio, illeso, era circondato. Valutò la situazione: se si metteva a correre, i tre l’avrebbero inseguito, ma si sarebbero distanziati l’uno dall’altro, indeboliti dalle ferite. E corse veloce nella pianura assolata.

Orazio non si era sbagliato: poco dopo, soltanto uno dei Curiazi lo seguiva da presso. Allora si girò, lo assalì, lo trafisse. E balzò rapido a colpire il secondo e infine il terzo. Alba era ormai sottomessa a Roma.

Orazio difende il ponte
Orazio Coclite combattè da solo, vittoriosamente, contro i nemici etruschi mentre i compagni, alle sue spalle tagliavano il ponte Sublicio sul Tevere, ultimo accesso a Roma. Terminata l’opera, Orazio si tuffò nel fiume e, riparandosi con lo scudo dai colpi nemici, si mise in salvo.

Il sacrificio di Muzio
Gaio Muzio, introdottosi una notte nel campo etrusco per uccidere Porsenna, colpì per sbaglio uno scrivano del re. Catturato, con grandissimo coraggio “punì” la sua mano destra bruciandola in un braciere. Porsenna, ammirato, decise di concludere con i romani la pace. Da quel giorno Muzio fu chiamato Scevola, cioè “mancino”.