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IL REFERENDUM

Perchè si chiama referendum? Che sia una parola latina è facile da capire. Si usava, nel passato, insieme a un’altra parola, nella seguente espressione: convocatio ad referendum, che vuol dire “convocazione per riferire”. Oggi il suo significato più usuale è quello di intervento popolare, mediante il voto, per decidere direttamente, e non attraverso il Parlamento, su singole leggi.

Bisogna ricordare che negli Stati moderni, in cui il potere di fare le leggi spetta al Parlamento (deputati e senatori), il popolo normalmente non interviene per decidere quale legge deve essere fatta. Può succedere però che i politici perdano contatto con i problemi veri della gente e in qualche caso approvino leggi che contrastano con la volontà popolare. Allora si dà la possibilità a tutti i cittadini con diritto di voto di esprimere direttamente il loro parere, approvando o disapprovando, proprio mediante referendum, ciò che la legge stabilisce.

Ecco cosa dice la Costituzione all’articolo 75: “E’ indetto il referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedano cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”.

Quindi, una volta che 500.000 persone hanno fatto richiesta (raccolta di firme) di abrogare (annullare) o cambiare una legge, il referendum avrà luogo.