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ANTONIO VIVALDI

Immaginate di essere a Venezia all'inizio del Settecento. La città ha perso da tempo il ruolo di guida politica ed economica. Le sue bellezze, naturali e artistiche, continuano ad attirare visitatori da ogni parte d'Europa. E' soprattutto l'atmosfera musicale che attrae i viaggiatori. La gente improvvisa canti per le strade e sulla Laguna. I ricchi mercanti prendono lezioni di violino e ospitano gli artisti più celebri. Fioriscono le composizioni sacre e operistiche. Il cuore della musica, come nel tardo Cinquecento, è ancora la basilica di San Marco: nei giorni di festa, le funzioni religiose diventano veri e propri concerti.

Tra i musicisti più applauditi c'è Antonio Vivaldi, figlio di un violinista della cappella di San Marco. Nato a Venezia nel 1678, Vivaldi riceve le prime lezioni dal padre. Nel 1703 diventa sacerdote, ma l'anno successivo, a causa delle precarie condizioni di salute, viene dispensato dal celebrare la Messa e si dedica completamente alla musica.

Soprannominato il "prete rosso" per via dei rossi capelli, Vivaldi si afferma come compositore e maestro di violino al Conservatorio della Pietà, un'istituzione benefica che accoglieva ragazze povere e orfane, nella quale la musica era una parte importante dell'educazione. Le "Figlie della Pietà" erano abili nel suonare il clavicembalo, il violino, il violoncello, la viola d'amore, la tiorba e il mandolino. I loro concerti attiravano un gran numero di curiosi, richiamati dallo spettacolo di un'orchestra formata da ragazze giovanissime, che rimanevano però nascoste alla vista del pubblico da una fitta grata.

Vivaldi mantiene l'incarico al Conservatorio della Pietà per 36 anni: un lungo periodo che non gli impedisce di lasciare più volte Venezia per comporre e dirigere in altre città. Nel 1712 dà alle stampe una delle opere più celebri. L'estro armonico: dodici concerti per uno, due o quattro violini accompagnati da strumenti a corde e dal clavicembalo. Una raccolta che diventa modello per i musicisti dell'epoca.

Nonostante 40 opere e molta musica sacra, Vivaldi è noto soprattutto per le pagine strumentali. Componeva con grande facilità: era capace di abbozzare una sonata in pochi giorni, e si vantava di finire una partitura in un tempo minore di quello che serviva a uno scrivano per ricopiarla. I concerti per strumenti ad arco e a fiato, capolavori del Barocco italiano, rivelano un'inesauribile vena melodica e un ritmo vivace.

Nel 1725 Vivaldi pubblica la raccolta di concerti intitolata Il cimento dell'armonia e dell'invenzione. E' l'opera che contiene le Quattro stagioni,  uno dei primi esempi di musica descrittiva, a imitazione della natura. Le Quattro stagioni godevano di grande fama già al tempo di Vivaldi. Si racconta che un giorno, il re di Francia, volendo ascoltare a tutti i costi la Primavera, costrinse un gruppo di nobili a improvvisare un'orchestra.

Nel 1728 il compositore dedica all'imperatore austriaco Carlo VI lo spartito della Cetra: una raccolta di musiche che gli frutta un buon contratto e un posto d'onore alla corte viennese. Dello stesso periodo sono le composizioni per flauto, archi e cembali, che contengono pagine famose come la Tempesta di mare, e Del cardellino e La pastorella.

Nel 1741 Vivaldi lascia Venezia per ritornare a Vienna, dove muore a 63 anni per una banale infiammazione. Un viaggio misterioso, una fine in miseria: viene sepolto senza cerimonia in un cimitero che non esiste più. Pochi anni fa si è scoperto il suo nome nel registro del duomo di Santo Stefano. C'era una scritta: "Funerale dei poveri, due soli tocchi di campana".