QUESTA È UNA RACCOLTA DI NOTIZIE E FATTI STORICI, ADATTA PER RICERCHE SCOLASTICHE E PER ARRICCHIRE IL PROPRIO BAGAGLIO CULTURALE.

vincenzo monti

Nato presso Ravenna nel 1754 studiò lettere e poi giurisprudenza. Nel 1778 si trasferì a Roma dove fu segretario del principe Braschi, nipote del papa Pio VI (ABATE MONTI). Per vent'anni ebbe successo nei salotti letterari della società romana, e nel 1791 sposò Teresa Pikler. Avversò gli eccessi della Rivoluzione francese (Basvilliana), ma poi rinnegò le idee professate e fuggì da Roma per raggiungere Napoleone (CITTADINO MONTI) che aveva conquistato l'Italia settentrionale con la campagna del 1796-97 (La Mascheroniana). Sconfitto Napoleone e caduto il regno italico nel 1814, il Monti cantò le lodi dei nuovi padroni, gli Austriaci, con la cantica Mistico omaggio (CAVALIERE MONTI). I suoi ultimi anni furono grigi a causa delle accuse politiche che si levarono contro di lui, di luttuosi eventi familiari e delle malattie sofferte (ode Per il giorno onomastico della sua donna per Tesera Pikler). Morì a Milano nel 1828.

I tempi del Monti furono certamente difficili, perchè si alternavano fugaci periodi di tregua a turbinosi periodi di rivoluzione e di guerra; devastazioni di eserciti nemici e persecuzioni politiche a governi conservatori.
Di fronte a questi avvenimenti più grandi di lui, il Monti, di carattere debole, si piegò, cantò gli avvenimenti e le opinioni dominanti del momento, pronto a cambiar bandiera appena gli avvenimenti e le opinioni cambiavano.

Fu definito dal De Sanctis segretario dell'opinione dominante.

I suoi cambiamenti furono dovuti al suo bisogno di non perdere la posizione di poeta ufficiale onorato e riverito. Non ebbe un vero ideale politico, nè una fede salda e sicura a cui informare la vita e l'arte.
Come l'uomo, fu pure così il Poeta: non vi fu in lui sviluppo, svolgimento di una concezione di vita e di arte. Il suo grande amore fu la poesia e la letteratura. Questo amore gli dettò i bei versi di melodiosi squarci delle sue opere, in cui egli si abbandona all'onda della musica, del bel verso e della bella immagine, da cui si lascia soggiogare.
Leopardi lo definì Poeta veramente dell'orecchio e dell'immaginazione, del cuore in nessun modo.
Si può allora comprendere perchè il suo capolavoro sia la traduzione dell'Iliade di Omero: gli dava il suo ricco e intenso mondo spirituale, il Monti dava a quel mondo la meravigliosa elegana del suo verso splendido e luminoso, puramente classico.