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ugo foscolo: la concezione della vita e dell'arte

Il Foscolo era nato in un periodo in cui la cultura europea era tutta impregnata dell'Illuminismo; ma in cui pure si avvertivano già i sintomi della nuova sensibilità romantica. Egli si era venuto formando attraverso gli Illuministi e concepiva perciò la vita in maniera rigidamente razionalistica e meccanicistica, che inaridì lentamente in lui quei sentimenti che egli aveva ereditato dalla natura. Il poeta si venne orientando verso un concetto pessimistico della vita, per cui tutto passa come travolto da una forza meccanicistica, che spazza via ogni ideale di vita, le più belle idealità dell'uomo svaniscono al contatto della realtà.
In questa cupa concezione vennero a cadere due grandi delusioni, che incupirono sempre più la visione che il Foscolo aveva del mondo: la cessione di Venezia all'Austria da parte di Napoleone, col trattato di Campoformio (17-10-1797), e l'amore deluso per la Teresa dell'Ortis. E' questa l'epoca delle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Jacopo si uccide perchè riconosce che la virtù è vana nel mondo e non può dare agli uomini la libertà; ogni ideale crolla miseramente a contatto della realtà materialistica, sorda e sempre uguale.
Il De Sanctis disse che l'attività della vita (la guerra, gli amori, le avventure) salvò il Foscolo dal cupo pessimismo dell'Ortis e diede inizio ad una fase di passaggio, nella quale il poeta va guarendo dal suo pessimismo. Egli si era arruolato nell'esercito napoleonico che impegnato nella campagna d'Egitto, è inseguito ed assediato dagli Austro-Russi. Incontra donne nobili e belle, ama riamato, combatte, deve difendersi ed è costretto a pensare meno agli ideali che svaniscono; il pessimismo si attenua: questo lento svanire del pessimismo è segnato dai Sonetti.

I Sonetti sono idealmente completati dalle Odi; in esse il poeta celebra già la sua riconquista della vita e canta la bellezza consolatrice dei mali degli uomini.
Si apre così il momento più significativo della concezione foscoliana: quello dei Sepolcri. Le Odi avevano espresso il suo riconciliarsi con la vita; ma alla vita egli ora deve dare un contenuto, una giustificazione, un fine.
Il Foscolo allora, pur ammettendo che gli ideali umani sono fantasmi che svaniscono nell'urto con la realtà, tuttavia li accetta, così come sono, come illusioni.

Noi ci illudiamo continuamente nella nostra vita: le illusioni sono la Patria, la Gloria, l'Amore, tutte cose belle alle quali il poeta si aggrappa tenacemente, perchè senza queste illusioni la vita sarebbe impossibile e si tornerebbe sempre nella situazione dell'Ortis, mentre queste illusioni danno almeno uno scopo alla vita, la rendono degna di essere vissuta o per lo meno sopportabile. Perciò l'uomo può illudersi di sopravvivere alla morte, di perpetuarsi, di eternare la sua opera a patto che egli rimanga nel ricordo dei suoi cari e dei posteri attraverso una tomba e (quando questa sarà distrutta dal tempo inesorabile) attraverso il canto dei poeti, che trionfa sul tempo. Il poeta ha finalmente trovato uno scopo alla vita: è bello illudersi di sopravvivere alla morte, è bello illudersi di eternare la propria opera e quindi è bello produrre per l'umanità le grandi opere dell'arte e della scienza e del pensiero, è bello sacrificarsi per un'ideale santo, come quello di Patria se in questo modo l'uomo può vincere la morte e realizzare una delle più nobili e sublimi illusioni della vita, quella della Immortalità. L'ultima opera di poesia, le Grazie, è sostanzialmente il canto della Bellezza consolatrice dei mali dell'uomo.