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vittorio alfieri: saul

Il Saul è l'unica tragedia che si ispira alla Bibbia (primo libro dei Re). Saul, abbandonato da Dio e tormentato da uno spirito maligno non è più il re vittorioso. La sua ira è rivolta contro Achimelech, sommo sacerdote, accusato di aver unto re David (genero di Saul, in quanto sposo della figlia Micol). Perciò, anche per le esortazioni malefiche del ministro Abner, David è bandito. Tornerà nel momento della lotta contro i filistei, ma Saul non ne accetterà l'aiuto nè condividerà il suo piano di battaglia così Saul sarà vinto e attingerà la grandezza nel suicidio lasciandosi cadere sulla sua spada.

Il personaggio di Saul è il più riuscito dell'intero teatro alfieriano: personaggio potentemente umano e drammatico, nella sua intera grandezza e nella sua cupezza sconsolata, nella sua qualità di sovrano e insieme nella sua condizione di padre, che prega che Micol possa salvarsi non come sua figlia ma come moglie di David.
La scena finale del suicidio è quella in cui meglio si esprime la poesia dell'Alfieri: poesia del "forte sentire" del dolore e della morte come affermazione estrema della libera volontà.
E' poesia della solitudine: perchè Saul, come Mirra è solo, e le figure di contorno sono troppo inferiori al protagonista. Ma proprio tale solitudine potenzia l'umanità di Saul; ed è questa vanità che lo differenzia dagli altri tiranni alfieriani e ne fa un personaggio completo e mirabilmente delineato. Il medesimo Alfieri riconosceva che in Saul c'è "di tutto di tutto assolutamente"; e così ben coglieva quel carattere di "totalità" umana ed artistica che è proprio di questo suo personaggio.
Il Saul è l'espressione più compiuta del mondo interiore dell'Alfieri ed il suo capolavoro di poesia.