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il seicento: la letteratura barocca

La letteratura italiana del Seicento risulta povera di grandi personalità. L'ingegno del poeta si concentra prevalentemente sulle forme, sforzandosi di supplire alla esiguità dei contenuti con la ricchezza dello stile. Nasce così la poetica barocca caratterizzata dai principi della meraviglia e della sottigliezza, un'espressione elaborata, che deve sorprendere il lettore con le sue metafore ordite. Questo modo di poetare è detto anche marinismo dal nome del poeta barocco, il napoletano Giambattista Marino ("è del poeta il fin la meraviglia..../chi non sa far stupir vada a la striglia" - lo scopo del poeta è meravigliare, chi non sa far stupire vada a far l'asino).
Vicino a Marino e ai marinisti (Claudio Achillini) ci sono poeti e letterati fautori di uno stile più contento, come Chiabrera e Testi.

Grande sviluppo hanno la prosa scientifica (Galileo Galilei) e la critica letteraria ed artistica (Tassoni e Boccalini). Nel teatro si afferma la commedia dell'arte mentre il melodramma (dramma interamente cantato, con accompagnamento musicale; si chiamerà in seguito opera musicale, opera lirica o semplicemente opera) si avvicina sempre più alla moderna opera in musica (Monteverdi e Scarlatti) e la tragedia (Federico della Valle e Carlo Dottori) si arricchisce di nuovi conflitti morali e religiosi. Si scoprono anche, le risorse della letteratura dialettale, che ha il suo capolavoro nel Cunto de li cunti overo lo tratteneimiento de li peccerille o Pentamerone (cioè 50 favole) di G.B.Basile.