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francesco guicciardini: storia d'italia

La Storia d'Italia segna l'abbandono della politica e l'approdo alla storia. Messo ormai in disparte senza poter intervenire sugli eventi a Guicciardini non restava che il tentativo di comprendere il reale. Giucciardini si rende conto che la crisi di Firenze e il fallimento politico della sua classe è dovuto a cause più profonde e complesse che non possono spiegarsi solo all'interno della Storia di Firenze ma si ricollegano alla più vasta Storia d'Italia.

Gli errori, l'incapacità hanno rotto alla fine del '400, quel periodo di politica di equilibrio perseguita da Lorenzo il Magnifico che aveva dato lunghi deceni di pace. Si costituì così un vuoto di potere di cui ne approfittarono le potenze europee (l'ago della bilancia italiana ha tenuto in piedi l'Italia per 40 anni, ha tenuo insieme le contrade italiane 1454-1494. L'Italia restava in pace non per Lorenzo ma perchè ogni stato aveva paura dell'altro).

L'opera parte, infatti, dal crollo del felice equilibrio realizzato da Lorenzo dei Medici e spezzato dalla calata di Carlo VIII e giunge fino alla morte di Clemente VII (1534).
La Storia d'Italia è l'opera fondamentale e il traguardo conclusivo del pensiero del Guicciardini, l'unica destinata alla pubblicazione. La Storia d'Italia è la narrazione di un grande periodo di crisi e la vicenda di questi anni si presenta agli occhi del Guicciardini come un immenso palcoscenico nella quale si incontrano e si scontrano le ambizioni, gli interessi, le cupidigie degli uomini ai quali egli ora guarda con una considerazione disincantata che può ispirare pagine di solenne tristezza, di lucida analisi (riconosce che l'Italia è ormai allo sfacelo).